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Una recente sentenza della Corte d’Appello di Brescia ha negato il riconoscimento in Italia di una decisione emessa da un tribunale economico bielorusso, ponendo in luce gravi violazioni del diritto di difesa e sollevando serie preoccupazioni sulla parzialità del sistema giudiziario bielorusso nel contesto della guerra in Ucraina e delle conseguenti sanzioni internazionali.
Al centro della vicenda, una controversia tra una società bielorussa e una società italiana (assistita dallo studio legale Smart Law). Il tribunale bielorusso aveva condannato la società italiana a versare una cospicua somma di denaro alla controparte bielorussa, adducendo un presunto arricchimento senza causa. La Corte d’Appello di Brescia, tuttavia, ha riscontrato una serie di irregolarità procedurali tali da inficiare la validità della decisione.
In particolare, è stato accertato che:
- La società italiana, pur regolarmente convocata per l’udienza preliminare, non è stata in alcun modo informata della successiva udienza di merito, precludendole la possibilità di partecipare e presentare le proprie difese.
- L’udienza di merito è stata celebrata immediatamente dopo quella preliminare, senza alcun preavviso, violando i principi basilari del contraddittorio e della parità tra le parti.
- Il tribunale bielorusso ha respinto l’eccezione di difetto di giurisdizione sollevata dalla società italiana, senza addurre valide motivazioni.
Di fronte a tali evidenti violazioni, la Corte d’Appello di Brescia ha concluso che alla società italiana era stata negata la concreta possibilità di difendersi adeguatamente, contravvenendo a quanto stabilito dall’articolo 64 della legge 218/95 e dalla Convenzione bilaterale sull’assistenza giudiziaria in materia civile.
La fine della certezza del diritto: una disparità di trattamento intollerabile
La sentenza bresciana non si limita a stigmatizzare le irregolarità procedurali riscontrate. Essa, implicitamente, mette in evidenza come, a seguito dei provvedimenti adottati dal Governo bielorusso, si sia creato un inaccettabile squilibrio, tale da pregiudicare i diritti dei cittadini e delle società provenienti da paesi considerati “ostili” (tra cui i Paesi UE).
Tali provvedimenti, emanati in reazione alle sanzioni internazionali avverso la Russia, hanno di fatto sospeso l’esecuzione delle sentenze emesse in favore dei soggetti italiani (e di altri paesi), compromettendo gravemente la cooperazione giudiziaria e violando i principi di ordine pubblico internazionale. Si è creato un contesto in cui la certezza del diritto, presupposto imprescindibile per la tutela dei diritti e la pacifica convivenza, è di fatto venuta meno, esponendo i cittadini e le imprese dei paesi “ostili” a un trattamento ingiustamente discriminatorio.
Un monito per la comunità internazionale
La pronuncia della Corte d’Appello di Brescia costituisce un monito per la comunità internazionale. Essa evidenzia come le violazioni del diritto di difesa e la compromissione della certezza del diritto non possano essere tollerate, nemmeno in un contesto di forti tensioni internazionali. La Corte, nel negare il riconoscimento della sentenza bielorussa, ha inteso riaffermare il primato dei principi del giusto processo e del contraddittorio, che costituiscono pilastri fondamentali dello stato di diritto e che devono essere garantiti a tutti, senza distinzione di nazionalità o di orientamento politico.